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    The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered – Il fascino del passato tra bellezza e ruggine Certe volte tornare indietro può far bene. Altre, può far male. E poi c’è il caso di Oblivion Remastered, un ritorno che riesce a stare in equilibrio tra nostalgia e modernità, tra magia rinnovata e inevitabile vetustà. Dopo quasi vent’anni, l’iconico GDR di Bethesda torna in una nuova veste grafica grazie al lavoro di Virtuos, e lo fa lasciando un’impressione forte e contrastante. La prima cosa che colpisce è, ovviamente, l’impatto visivo. Oblivion Remastered è semplicemente stupendo da guardare. Il mondo di Cyrodiil, che un tempo sembrava verdeggiante ma spoglio, oggi è vibrante, ricco di atmosfera, animato da una nuova luce e da una cura per il dettaglio che restituisce finalmente al gioco quel senso di meraviglia che l’originale, per limiti tecnici, poteva solo suggerire. Le città sono più vive, i personaggi meno pupazzosi (pur rimanendo spesso legnosi) e le ambientazioni sono ora degne di un RPG moderno. E qui arriva la parte tragicomica: io Oblivion, l’originale, non l’avevo mai giocato. Sì, lo ammetto. Mentre altri si perdevano nei boschi di Cyrodiil, io probabilmente trafficavo in tutt’altre quest. E oggi mi ritrovo a guardare con occhi nuovi un mondo che altri portano nel cuore da vent’anni. È un po’ come entrare in una cattedrale che tutti considerano sacra, e scoprire che sì, è splendida… ma senti comunque l’eco del tempo nei passi. Beffardo destino, quello di chi arriva tardi a un capolavoro e lo trova già un po’ sgretolato — anche se risistemato con oro e marmo. Il gameplay è ancora funzionale e, per molti versi, ancora divertente, specialmente per chi ama gli RPG profondi, aperti e stratificati. Il sistema di avanzamento è stato leggermente rivisto, con una fusione interessante tra l'approccio più vecchio stile di Oblivion e certe semplificazioni alla Skyrim. Ma anche così, la struttura e i meccanismi rimangono evidentemente figli del 2006: le missioni, pur affascinanti, spesso sono ripetitive, il combattimento è rigido e poco dinamico, e l'interfaccia utente resta un ostacolo, più che un supporto. Il mondo, però, è ancora straordinariamente vivo. Gli NPC si muovono, parlano, interagiscono con una logica che — anche oggi — riesce a dare l’illusione di un ecosistema coerente. Perdersi in Cyrodiil è ancora bello, forse più di quanto non lo fosse allora, quando la tecnologia non riusciva a tenere il passo con l’ambizione. Purtroppo, i problemi tecnici non mancano. Il gioco crasha troppo spesso, soprattutto su PC, ed è davvero frustrante dover cercare soluzioni tra patch non ufficiali, mod e configurazioni. È una zavorra pesante per un’esperienza che dovrebbe essere “remastered” anche nella stabilità, non solo nel comparto grafico. Infine, c’è un discorso più ampio da fare: oggi i GDR sono cambiati. Anche a parità di libertà, sono spesso più intuitivi, rifiniti, meno legati a schemi rigidi del passato. Oblivion, nonostante la bellezza ritrovata, rimane un titolo che va apprezzato accettandone i limiti storici. E per chi non ha vissuto l’originale, l’impatto potrebbe essere meno romantico e più frustrante. Come me, insomma: incantato e infastidito allo stesso tempo. Voto finale • Grafica: 92 (Rinnovata con gusto, moderna e immersiva. Finalmente Cyrodiil ha l’aspetto che meritava.) • Sonoro: 81 (La colonna sonora resta epica e ispirata, ma il doppiaggio e gli effetti sonori mostrano l’età.) • Giocabilità: 74 (Divertente per chi sa cosa aspettarsi, ma con molti automatismi mancanti e comandi datati.) • Longevità: 88 (Un mondo enorme, tantissime missioni, gilde e contenuti. Ci si può perdere dentro per decine di ore.) • Trama: 77 (La main quest è interessante ma non memorabile, salvata dal contesto e dalle sottotrame delle gilde.) • Atmosfera: 90 (Cyrodiil è viva, respirabile. L’immersione è totale grazie alla grafica e al worldbuilding.) Media totale: 83 / 100 Un bel tuffo nel passato, insomma. Con tutta la meraviglia e i dolori che questo comporta. Se ami i GDR vecchio stile o vuoi scoprire cosa rendeva speciale Oblivion, questa remastered è un’ottima occasione. Ma sappi che il tempo, anche se lo puoi truccare, non lo puoi davvero fermare.
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    2025-04-23 - 2025-05-30
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    Clair Obscur: Expedition 33
    PC
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    Introduzione – Un JRPG fuori dal comune Ci sono giochi che segui con curiosità. Altri che aspetti con impazienza. E poi ci sono titoli come Clair Obscur: Expedition 33, che appena li inizi capisci che sono qualcosa di più. Più di un semplice JRPG, più di un altro gioco con bei combattimenti e una buona grafica. Qui parliamo di un’esperienza carica di significato, che ha qualcosa da dire — e che riesce a farlo con intelligenza, con arte e con un cuore che oggi si trova raramente. Una storia che colpisce per maturità e profondità La premessa è potente: ogni anno, una figura enigmatica conosciuta come la Pittrice scrive un numero nel cielo. Tutti coloro che hanno quell’età spariscono. Questo evento si chiama “Gommage”. E la Spedizione 33 è composta da coloro che hanno 33 anni, pronti a sfidare il loro destino in un ultimo tentativo di fermare questo ciclo crudele. Non è solo un’idea originale, è un viaggio che ti mette davanti a domande importanti: che valore ha la vita? Come si affronta la fine? Che senso diamo al tempo che ci è concesso? Clair Obscur è un JRPG con tematiche adulte e un sottotesto filosofico che non scivola mai nel banale. Finalmente, verrebbe da dire, un gioco che non ha paura di trattare temi maturi in modo maturo, un po’ diverso dalla storia del “puro di cuore” o del “prescelto” che grazie alla forza dell’amicizia salverà il mondo. Personaggi che restano impressi Una delle cose che più mi ha colpito è la forza del cast. I membri della spedizione non sono archetipi da manuale, ma individui vivi, scritti bene e interpretati con una cura rara. Gustave, Maelle, Sciel, Lune… ognuno con una personalità precisa, un passato interessante e un’interpretazione che li rende credibili, umani. Le loro interazioni non sembrano mai forzate, e alcune sequenze — senza spoiler — ti rimangono dentro, come accade solo con i personaggi davvero ben costruiti.Va detto che il cast di eccezione si sente eccome: Ben Starr, Jennifer English,Andy Serkis...nomi importanti che hanno creduto nel progetto e che non hanno deluso le aspettative. Un mondo visivamente ispirato Parliamoci chiaro: graficamente Clair Obscur è splendido. Ma non è solo questione di dettaglio tecnico. È l’ispirazione artistica a fare la differenza. Le ambientazioni sono influenzate da pittura francese, surrealismo e impressionismo, con colori vibranti, scorci mozzafiato e scenari che sembrano veri quadri in movimento. Si respira un’identità estetica forte, coerente, mai piatta. Il tutto è pure ottimizzato molto bene e gira a meraviglia diventando un vero spettacolo per gli occhi. Colonna sonora e atmosfera: emozioni pure Anche la musica fa la sua parte, anzi: spesso è lei a dettare il tono emotivo delle scene più forti. La colonna sonora accompagna con eleganza, sa quando esplodere e quando restare in sottofondo, ed è piena di temi memorabili. Non è solo un tappeto musicale: è un altro linguaggio con cui il gioco comunica emozioni. La cosa più matta è che il compositore principale è stato trovato su Soundcloud! Gameplay che unisce strategia e riflessi A livello di gameplay, Expedition 33 riesce in un’impresa difficile: fondere la complessità strategica dei JRPG a turni con la reattività di un sistema d’azione. I turni ci sono, ma sono dinamici: quando colpisci puoi selezionare l’abilità oppure mirare liberamente; quando vieni attaccato, puoi parare, schivare o addirittura saltare. Il tempismo conta. I riflessi contano. E la strategia pure, grazie a un sistema di build ricco e modulabile, con sinergie tra personaggi, potenziamenti elementali, e tante combinazioni possibili. È intelligente, appagante e stimola sempre a migliorarsi. Una durata giusta e ben distribuita A livello di contenuti, il gioco trova un ottimo equilibrio. Non è uno di quei JRPG da 100 ore che ti chiedono di grindare fino alla noia. Clair Obscur propone un’esperienza più contenuta ma densa: una quarantina di ore per giocare la storia principale in tranquillità seguita da altrettante ore per post-game ed eventuale NG+. Molto meglio di centinaia di ore piene di riempitivi inutili. Non è tutto perfetto… ma quasi Certo, qualche sbavatura c’è. Nel post-game, ad esempio, il bilanciamento delle build comincia a scricchiolare: alcune strategie risultano troppo forti, altre inutili. E nell’atto 3 a livello narrativo si percepisce un bel rallentone rispetto al ritmo forsennato dei primi due atti: una scelta in realtà perfettamente comprensibile giocando ma che mi ha lasciato un po’ sulle spine per qualche ora. Sia chiaro:si tratta di problematiche decisamente marginali che non vanno minimamente a minare la qualità eccelsa del titolo. Un miracolo che dà speranza al videogioco Ecco, la verità è che Clair Obscur: Expedition 33 è un piccolo miracolo. Perché viene da un team indipendente formato da ex sviluppatori Ubisoft, gente che a un certo punto si è stufata di lavorare su prodotti senz’anima, su giochi fatti per inseguire trend. E ha deciso di fare qualcosa che avesse un’identità, un’anima, qualcosa in cui credere davvero. E lo si percepisce in ogni pixel, in ogni dialogo, in ogni fight. Che lo sviluppatore ami quello che sta facendo deve tornare a essere la regola, non l’eccezione. Perché quando qualcuno ama il genere a cui si dedica — e questi qui i JRPG li conoscono, li sentono, li rispettano — il risultato si vede. Si sente. Si vive. E questo gioco, davvero, ti fa sperare. Perché se un team così,al primo gioco, può tirare fuori una perla simile, allora il videogame, quello vero, quello che emoziona e fa pensare, forse può ancora avere un futuro luminoso. Grafica – 95/100 Tecnicamente molto solido e artisticamente eccezionale. Le ispirazioni pittoriche, la direzione artistica originale e la resa scenica lo rendono uno dei titoli visivamente più affascinanti degli ultimi anni. Sonoro – 91/100 Colonna sonora bellissima, evocativa e ben integrata. I temi musicali restano impressi, e il doppiaggio è davvero ispirato. Giocabilità – 90/100 Sistema ibrido tra turni e azione brillante e coinvolgente. Tattica e riflessi convivono bene, con build interessanti e buone sinergie tra i personaggi. Qualche lieve squilibrio emerge nel post-game, ma resta un sistema di combattimento soddisfacente e stimolante. Longevità – 88/100 L’avventura principale dura il giusto: ore ben calibrate, contenuti sempre vari e significativi. Niente grinding forzato o filler. Il post-game aggiunge un altro bel po’ di carne al fuoco. Per chi ama qualità più che quantità. Trama – 97/100 La storia è uno dei cuori pulsanti del gioco: originale, intensa, matura e piena di momenti forti. Il messaggio filosofico è profondo e affrontato con rispetto. I personaggi sono memorabili e ben scritti. Atmosfera – 98/100 Questo è un gioco che ti cattura. Il worldbuilding, l’estetica, le musiche e le scelte narrative costruiscono un universo coerente, emozionante, che ti avvolge. L’identità è forte, e raramente un JRPG occidentale è riuscito a toccare vette simili. L’amore per il genere si sente in ogni dettaglio. VOTO:95/100
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    2025-04-25 - 2025-05-20
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  • CPU: AMD RYZEN 7 9800 X3D
  • MOTHERBOARD: MSI AMD X670 TOMHAWK
  • RAM: CORSAIR VENGEANCE RGB DDR5 32 GB
  • SSD: KINGSTON 2 TB
  • COOLING SYSTEM: SHARKOON S90
  • POWER SUPPLY: SHARKOON REBEL P20 1000
  • CASE: SHARKOON REBEL C60 RGB
  • GPU: AMD SAPPHIRE NITRO PLUS 9070 XT
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  • STEAM DECK LCD 256 GB
  • ROG ALLY Z1 EXTREME